domenica 28 febbraio 2010

La prevenzione e le sue priorità


“…. Questa sera vorrei parlarvi di un tema che mi sta molto a cuore e che dovrebbe essere prioritario nelle politiche socio-sanitarie della nostra Regione e cioè la PREVENZIONE.
La prevenzione è in generale un concetto fondato su due aspetti principali, quello specificamente sanitario e quello socio-educativo. Questi due aspetti, nelle politiche regionali, dovrebbero procedere parallelamente.
Il concetto di prevenzione rimanda ad una precisa ideologia sociale che per noi Democratici ha una valenza ben diversa da quella leghista e del centrodestra.
Sono due visioni della vita in contrapposizione rispetto alle quali bisogna fare scelte precise anche a livello regionale.
Che cosa muove la Lega e il Centro-Destra nelle sue politiche socio-sanitarie? Quali sono le loro priorità? Le priorità della Lega sono la paura del diverso, dell’immigrato, della piccola criminalità, del furto in villa. Ha sviluppato, di conseguenza, politiche preventive che andavano orientandosi verso questo tipo di prevenzione: la legge Bossi-Fini, l’istituzione delle ronde, i respingimenti dei migranti in mare, i centri di Identificazione ed Espulsione, l’obbligo di denuncia da parte del medico del Pronto Soccorso nei confronti dei pazienti che si rivolgono a loro sprovvisti di permesso di soggiorno.
Queste scelte politiche corrispondono ad un’idea di Prevenzione di tipo difensivo, che fa leva sulle nostre paure più arcaiche!
Da questi presupposti non può nascere nessuna reale politica preventiva; la Lega ed il Centro-Destra trasformando i problemi in EMERGENZE non mettono in atto alcuna prevenzione perché essa presuppone tempi adeguati, sinergie tra istituzioni e cittadini, regole condivise, cambiamenti di stili di vita, il tutto in un’ottica a lungo termine per ottenere risultati evidenti e stabili.

Ma quali sono i reali problemi socio-sanitari che la nostra Regione deve affrontare?

- Incidenti stradali (in particolare le cosiddette “stragi del sabato sera”) che sono la prima causa di morte della popolazione under 30; dati ACI del 2009: 5.000 decessi/anno e 300.000 feriti/lesionati gravi, 600 incidenti/giorno per una media di 15 decessi/giorno.

-Incidenti sul lavoro che in base ai dati INAIL provocano 1.000 decessi/anno e 11.000 feriti gravi e invalidi.

-Malattie cardio-vascolari che costituiscono la prima causa di decesso in Italia.

-Aumento dell’incidenza delle patologie tumorali.


- Notevole aumento delle BPCO (bronco pneumopatie croniche ostruttive).

- Progressivo invecchiamento della popolazione.

Tutte queste problematiche comportano una spesa sanitaria enorme oltre che un danno sociale rilevante.
Come si possono prevenire? Qual è la REALE PREVENZIONE?
Un’efficace prevenzione si attua a livello scolastico attraverso programmi educativi che informino i giovani sui reali pericoli derivati dall’uso del tabacco, dell’alcool e delle droghe.
Altrettanto importante è promuovere politiche che stimolino i cittadini a modificare gli stili di vita e a seguire una corretta alimentazione, politiche ambientali atte a ridurre l’ormai diffuso e capillare inquinamento atmosferico da polveri sottili ( PM 10) anche nel nostro Veneto.
Non sono queste le vere emergenze, non sono queste le vere sfide del nostro prossimo futuro?
Queste sono le vere priorità sociali e allora noi DEMOCRATICI dobbiamo lavorare con forza e convinzione per dare un futuro diverso ai cittadini veneti!

giovedì 25 febbraio 2010

Il nucleare è una vera risorsa?

Da un recente studio dell’Enea, confermato dai dati dell’Università Bocconi di Milano e del Centro Europeo di Ricerche, emerge con chiarezza l’orientamento degli italiani in merito alla questione dell’energia nucleare. Secondo questo studio, infatti, l’80 per cento degli italiani si esprime favorevolmente all’utilizzo delle energie rinnovabili per la produzione di energia elettrica; i sostenitori dell’energia nucleare risultano essere solo il 14 per cento.
Sarebbe sufficiente questo dato per orientare la discussione politica verso la scelta delle energie rinnovabili come opzione prioritaria e unica nel piano energetico nazionale e nelle realtà locali.
Alcuni dati sono significativi e sintomatici di una politica inadeguata e superficiale del nostro Governo nel settore energetico; innanzitutto i costi preventivati per la realizzazione delle 4 centrali previste, in secondo luogo i tempi di realizzazione, per ottenere il primo kw si dovrebbe attendere almeno il 2020, e infine la copertura energetica ricavata che nella migliore delle ipotesi dovrebbe corrispondere a non più del 4,5% del fabbisogno nazionale.
Un investimento sproporzionato rispetto ai benefici, faraonico nelle proporzioni rispetto ai costi delle energie rinnovabili e infine preoccupante e discutibile per quanto riguarda l’impatto ambientale e lo smaltimento delle scorie.

Riassumiamo alcune cifre a scopo esemplificativo:

- 25 miliardi di euro il costo di quattro reattori nucleari
- 2020 l’anno in cui il primo reattore sarà in funzione
- 4,5% la copertura energetica prevista
- 250.000 i posti di lavori prodotti in Italia con investimenti nelle energie rinnovabili

I primi di febbraio la Giunta Regionale ha respinto con 24 voti contrari la richiesta delle opposizioni nel dire No al nucleare. Il gruppo consigliare del centro sinistra, attraverso la proposta di un articolo aggiuntivo alla legge finanziaria, ha tentato di far promulgare dall’aula consiliare il principio in base al quale il territorio della Regione Veneto “ è precluso all’installazione di impianti di produzione di energia elettrica nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi”, in considerazione “ dell’elevato tasso di antropizzazione, del rischio sismico e idrogeologico, dell’antieconomicità e dei margini di rischio connessi all’uso di reattori nucleari di terza generazione”.
Qualcuno potrebbe obbiettare che il PdL e la Lega di fatto non si esprimono favorevolmente al nucleare in Veneto ma respingono l’opzione dell’essere contrari; una sottile differenza, una fine disquisizione politica di alta diplomazia ed equilibrismo ai margini della schizofrenia, formulata con evidenza anche in seno al Governo dal ministro Zaia che si è recentemente dichiarato favorevole al nucleare purché non in Veneto.
Rispetto a queste chiare prese di posizione i Veneti, i cittadini di Porto Tolle, di Chioggia, di Rosolina dormano sonni tranquilli: il loro futuro e quello dei loro figli sono in buone mani!

domenica 21 febbraio 2010

Quell’aria di ottimismo che dai tetti non si sente

Per quanto mi sforzi non riesco ancora a credere che siamo usciti dalla crisi, non riesco ancora a credere che la nostra economia sia ripartita, non riesco ancora a pensare al nostro P.I.L. in grande risalita. Non ci riesco perché cerco semplicemente di guardarmi attorno, parlare con le persone, ascoltare perplessità e preoccupazioni della vita quotidiana, della realtà concreta e autentica estranea al vento di ottimismo mediatico che spira dai telegiornali nazionali.
La crisi purtroppo non è finita.
Proprio in questi giorni molte aziende, grandi, medie e piccole, stanno presentando il conto alle istituzioni, al sindacato ed ai lavoratori: licenziamenti, cassa integrazione e mobilità.
La CGIL ha indetto per il 12 marzo uno sciopero generale dettato da una situazione sempre più grave e a volte drammatica in tutta la Penisola
Le vertenze in atto sono infatti molteplici:

- La protesta spontanea dei lavoratori di Termini Imerese prosegue nonostante sia previsto un tavolo tecnico con il Governo per il 5 marzo
- Per quanto riguarda l’Alcoa rimane tutta da definire la sorte degli stabilimenti di Portovesme e Fusina.
- La vertenza ex Eutelia dovrebbe essere discussa verso la fine di febbraio
- Incerta ancora la situazione per la Vinyls di Porto Torres così come per la Merloni
- Finmeccanica annuncia potenziali esuberi in numerose società controllate
- Grande preoccupazione anche tra i portuali di Gioia Tauro

Per quanto riguarda il Veneto la situazione più emblematicamente allarmante è quella della Glaxo di Verona, tassello locale di questa crisi generale che dimostra come l’espansione del fenomeno vada a colpire anche le professionalità più specializzate e non sia solo circoscritta al mondo operaio della piccola e media industria.
Per quanto mi sforzi proprio non riesco a sentire quell’aria di fiducia e di ottimismo di cui si diceva; forse devo cambiare posizione, zona o ubicazione ma mi dicono che anche dai tetti proprio non si riesce ad avvertire nulla, quell’aria purtroppo proprio non arriva.