martedì 8 giugno 2010

Ricordando il senso della Festa della Repubblica

“ Vorrei ricordare ai presenti l’importanza ed il significato della festa della Repubblica che si celebrerà domani 2 giugno, come già ricordato dal nostro Presidente Giorgio Napolitano che ha sottolineato il significato dell’Unità d’Italia soprattutto in questo momento di forte crisi economica, lavorativa ed in previsione di ingenti tagli alla spesa pubblica e all’introduzione di nuove tasse soprattutto per le fasce più deboli; oneri questi che potrebbero in alcune Regioni del Paese ingenerare un forte disagio sociale che non abbisogna di ulteriori divisioni e contrapposizioni.
E’ nostro dovere sia come politici sia come amministratori locali mantenere il senso dell’Unità necessario per un’azione politica atta al superamento di questa fase storica così delicata.”

Breve intervento durante il Consiglio Comunale di Zanè del 1 giugno 2010.

lunedì 26 aprile 2010

Il 25 Aprile, giornata della memoria

In occasione del 65° Anniversario della Liberazione è nostro dovere ricordare tutti coloro che si sono sacrificati per la libertà e la democrazia ed è per me un onore condividere con voi oggi la memoria ed il significato di quei momenti anche a nome del Partito Democratico e del gruppo consiliare che rappresento.

Proprio in questi giorni il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha conferito una medaglia d’oro ad una compagnia teatrale di Milano, “ Il Teatro della Cooperativa”, attivamente impegnata nella produzione di uno spettacolo commemorativo di Gina Galeotti Bianchi, la partigiana Lia.
Gina Galeotti Bianchi è morta, dopo anni di lotta contro il fascismo, proprio nei giorni della Liberazione di Milano. Pur incinta di otto mesi, "Lia" si stava recando all'ospedale di Niguarda dove doveva incontrare alcuni partigiani feriti, lì ricoverati sotto false generalità.
Fu falciata da una raffica di mitra, sparata da un camion carico di soldati tedeschi in fuga e incappati in un posto di blocco partigiano.
“Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo!” sono state le sue ultime parole.
Le parole, le azioni di Lia e la sua drammatica fine rappresentano simbolicamente l’impegno di tutte le donne coinvolte nella lotta per la Liberazione, di tutte le vedove dei partigiani uccisi, di tutte le madri dei giovani periti nei rastrellamenti, di tutte le giovani impegnate nei Gruppi per l’Assistenza ai Combattenti.
Nel quartiere di Niguarda, a Milano, le donne dei suoi cortili ebbero un ruolo fondamentale. Niguarda si liberò il 24 aprile 1945, con un giorno di anticipo su Milano. E fu proprio in quel giorno che la partigiana Lia fu uccisa.

Assieme a Lia, Gina Galeotti Bianchi, vogliamo doverosamente ricordare la vicenda della nostra Maria Erminia Gecchele, detta Lena, torturata e seviziata dai fascisti, rimasta invalida dalle ferite riportate. A Lena sono state conferite due Croci di guerra e il grado onorifico di capitano per il valore e il coraggio dimostrato.
Due vicende quella di Lia e quella di Lena, anche se geograficamente distanti, molto vicine e contigue nel loro senso storico e nel loro intrinseco valore. Due storie di resistenza al femminile, due episodi della Liberazione dal volto materno ma altrettanto eroici nel loro fondamento autentico e nella loro memorabile testimonianza.

“ Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo!” sono state le ultime parole di Lia, l’ultima speranza di una vita spesa per gli altri, l’ultimo anelito a una libertà che abbiamo, grazie a loro, faticosamente conquistato.
E dopo di loro le madri argentine di Plaza de Mayo da trent’anni a Buenos Aires si recano ogni giovedì a ricordare ai governanti di turno la vergogna di un paese senza verità, a chiedere giustizia con in mano le foto dei loro figli torturati e “desaparecidos” nelle prigioni militari.
Ricordiamo anche loro in questa giornata simbolo di tutte le lotte per la libertà, il loro sforzo quotidiano per la memoria, le loro richieste inascoltate, le loro parole di madri e di donne.

Chissà quali parole avrebbe potuto pronunciare la povera Neda, la ragazza iraniana barbaramente uccisa dalle milizie della dittatura di Ahmadinejad, caduta sotto gli occhi delle telecamere, gli occhi del nostro mondo contemporaneo.Neda pur in un tempo diverso e in un paese lontano difendeva gli stessi valori delle nostre partigiane, con fierezza e coraggio, schierata idealmente a fianco di Lia, di Lena e delle madri argentine, in una battaglia per la libertà che evidentemente non conosce confini, epoche storiche e culture e che sta a noi e ai nostri figli mantenere viva.

mercoledì 31 marzo 2010

Ringraziamenti

Dopo le fatiche elettorali delle scorse settimane e dopo questo incoraggiante risultato personale (1015 preferenze) con una quinta posizione subito dopo i più quotati e favoriti, desidero ringraziare di cuore quanti hanno creduto nel mio messaggio e intendo rassicurarli che il mio impegno politico proseguirà senza interruzione a livello comunale e di partito sui temi da me promossi.

Ancora grazie e un augurio di Buona Pasqua a tutti voi

Cristina Ruffato

domenica 21 marzo 2010

IL VENETO CHE VORREI !






Vorrei un Veneto libero,

ma dai pregiudizi e dalla paura del diverso

 

Vorrei un Veneto

che non rinunci al proprio sviluppo per la difesa di un’identità

 

Vorrei un Veneto

In cui la gente non muoia sul lavoro e per il lavoro

 

Vorrei un Veneto

In cui ci si occupi della salute dei nostri figli, dell’ambiente e del territorio

 

Vorrei un Veneto solidale?

con gli ultimi, con i deboli e con chi soffre

 

Vorrei un Veneto

in cui la Scuola, l’Università e la Ricerca siano un investimento e risorse per il futuro

 

Vorrei un Veneto

che non parli solo il dialetto, ma le lingue del Mondo

 

Vorrei un Veneto

che sia Regione d’esempio per un Italia unita e più forte in Europa

 

 

Vorrei tutto questo e mi impegnerò per realizzarlo!

 

 

 

giovedì 4 marzo 2010

Donne al lavoro o lavoro da donne?

Da una recente elaborazione di dati dell’Istat e dell’Isfol da parte della società Manageritalia emerge con chiarezza una fotografia infelice della situazione generale della donna rispetto al mondo del lavoro.

I dati di questa ricerca sono eloquenti:
l’occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni in Italia è di 12 punti inferiore a quella europea ( il 46% contro il 58% nel terzo trimestre 2009).

-Le donne senza figli sono presenti nel mondo del lavoro per il 65% ( contro il 76% della media europea)
-Le donne con un figlio sono presenti al 60%

-Le donne con due figli sono presenti al 54%

-Le donne con tre o più figli sono presenti al 42%

E’ evidente quindi che il tasso di occupazione delle donne cala drasticamente con l’aumentare della prole e diventa sempre più complicato il mantenimento del posto di lavoro con il crescere dell’età dei figli.
Se prima della nascita dei figli lavorano dunque circa due donne su tre, dopo la maternità l’abbandono del posto di lavoro è pari a circa il 27% delle donne occupate.
Le donne lasciano il posto di lavoro perché costrette a anteporre il loro ruolo di madre a quello professionale in una generale carenza di servizi e strutture per l’infanzia o perché tornate al lavoro subiscono un progressivo logoramento o un vero e proprio mobbing che le induce a lasciare. Sono vari infatti i mezzi per convincere una persona ad abbandonare il proprio posto di lavoro: la deresponsabilizzazione rispetto a compiti in precedenza assegnati, l’isolamento tacito da un gruppo, l’ostilità programmata e la squalifica generale, la dissuasione esplicita ad intraprendere nuovi progetti ecc…
Alle difficoltà soggettive e interne al proprio ambito professionale si associano inevitabilmente le difficoltà oggettive e sociali nel trovare un aiuto concreto nell’allevare i propri figli pur continuando a lavorare.
La carenza di asili nido nel nostro Paese è risaputa; esistono, è vero, delle strutture private spesso senza aiuti delle amministrazioni comunali che risultano però essere estremamente onerose per le famiglie.
In ambito politico e amministrativo regionale deve crescere la convinzione che aiutare le donne e le famiglie nella gestione dei propri figli non è solo un dovere morale e sociale ma un investimento che può generare un volano economico di sicuro ritorno nel sistema produttivo reale.
Nella situazione economica in cui versa il nostro Paese non c’è da stupirsi che molte coppie di fronte all’alternativa tra un secondo stipendio e la nascita di un figlio scelgano amaramente la prima ipotesi.
Chissà con che gioia nel cuore….!



domenica 28 febbraio 2010

La prevenzione e le sue priorità


“…. Questa sera vorrei parlarvi di un tema che mi sta molto a cuore e che dovrebbe essere prioritario nelle politiche socio-sanitarie della nostra Regione e cioè la PREVENZIONE.
La prevenzione è in generale un concetto fondato su due aspetti principali, quello specificamente sanitario e quello socio-educativo. Questi due aspetti, nelle politiche regionali, dovrebbero procedere parallelamente.
Il concetto di prevenzione rimanda ad una precisa ideologia sociale che per noi Democratici ha una valenza ben diversa da quella leghista e del centrodestra.
Sono due visioni della vita in contrapposizione rispetto alle quali bisogna fare scelte precise anche a livello regionale.
Che cosa muove la Lega e il Centro-Destra nelle sue politiche socio-sanitarie? Quali sono le loro priorità? Le priorità della Lega sono la paura del diverso, dell’immigrato, della piccola criminalità, del furto in villa. Ha sviluppato, di conseguenza, politiche preventive che andavano orientandosi verso questo tipo di prevenzione: la legge Bossi-Fini, l’istituzione delle ronde, i respingimenti dei migranti in mare, i centri di Identificazione ed Espulsione, l’obbligo di denuncia da parte del medico del Pronto Soccorso nei confronti dei pazienti che si rivolgono a loro sprovvisti di permesso di soggiorno.
Queste scelte politiche corrispondono ad un’idea di Prevenzione di tipo difensivo, che fa leva sulle nostre paure più arcaiche!
Da questi presupposti non può nascere nessuna reale politica preventiva; la Lega ed il Centro-Destra trasformando i problemi in EMERGENZE non mettono in atto alcuna prevenzione perché essa presuppone tempi adeguati, sinergie tra istituzioni e cittadini, regole condivise, cambiamenti di stili di vita, il tutto in un’ottica a lungo termine per ottenere risultati evidenti e stabili.

Ma quali sono i reali problemi socio-sanitari che la nostra Regione deve affrontare?

- Incidenti stradali (in particolare le cosiddette “stragi del sabato sera”) che sono la prima causa di morte della popolazione under 30; dati ACI del 2009: 5.000 decessi/anno e 300.000 feriti/lesionati gravi, 600 incidenti/giorno per una media di 15 decessi/giorno.

-Incidenti sul lavoro che in base ai dati INAIL provocano 1.000 decessi/anno e 11.000 feriti gravi e invalidi.

-Malattie cardio-vascolari che costituiscono la prima causa di decesso in Italia.

-Aumento dell’incidenza delle patologie tumorali.


- Notevole aumento delle BPCO (bronco pneumopatie croniche ostruttive).

- Progressivo invecchiamento della popolazione.

Tutte queste problematiche comportano una spesa sanitaria enorme oltre che un danno sociale rilevante.
Come si possono prevenire? Qual è la REALE PREVENZIONE?
Un’efficace prevenzione si attua a livello scolastico attraverso programmi educativi che informino i giovani sui reali pericoli derivati dall’uso del tabacco, dell’alcool e delle droghe.
Altrettanto importante è promuovere politiche che stimolino i cittadini a modificare gli stili di vita e a seguire una corretta alimentazione, politiche ambientali atte a ridurre l’ormai diffuso e capillare inquinamento atmosferico da polveri sottili ( PM 10) anche nel nostro Veneto.
Non sono queste le vere emergenze, non sono queste le vere sfide del nostro prossimo futuro?
Queste sono le vere priorità sociali e allora noi DEMOCRATICI dobbiamo lavorare con forza e convinzione per dare un futuro diverso ai cittadini veneti!